Salve a tutti. Chi vi parla, è Ernesto, il gatto nero del Governatore. Oddio, se proprio devo essere sincera, sarei una gatta e il mio nome sarebbe Benita. Ma si sa come vanno le cose in politica: occorre dissimulare, nascondere, camuffare. E sì perché il mio genere sarebbe femminile ma come conciliare l’altra metà del cielo con il machismo da rottweiler di De Luca? Per quanto riguarda il nome, poi, da sei vite continuo a chiamarmi Ernesto come il Che ma già dalla quarta vita avrei potuto chiamarmi indifferentemente Silvio o Matteo. D’altronde, è vero o no che dalla falce e martello dei primordi, il fu «Vicienz ‘a funtana» si è votato alla speculazione «cazzuolara» e alla fricchettonaggine bullonesca? Comunque, è da un’eternità che non mi si chiama più Ernesto. Ultimamente, qualche volta De Luca, a mezza bocca, parlava di me con gli amici più intimi come il gatto Silvio o quello Matteo. Ma la conosco solo io la concupiscenza della quale, nelle notti di luna piena, gli occhi del Governatore si riempiono mentre mi liscia il pelo al contrario e mi chiama «Dux mea lux». Non vi nascondo che più di una volta ho cacciato gli artigli come in presenza di un fuoco «eretico e pertinace.» Poi, però, mi sono ricordata dei vantaggi che si hanno nell’essere il gatto del Governatore e delle due vite che mi restano, e ho abbozzato. Chi me lo fa fare di «andare per i tetti» adesso che ho quasi concluso il mio ciclo delle sette vite? Che poi, a dirla tutta, dopo la quarta vita, noi gatti, per statuto, dovremmo cambiare padrone, anche per evitare conflitti d’interesse con le vite precedenti. E io, beninteso, ero anche pronto a farlo vieppiù in considerazione del doppio infingimento (sesso-nome) di cui, dalli e dalli, mi ero stufata. In altri termini, volevo vivere libera di essere femmina e di chiamarmi Benita alla luce del sole. Poi, però, quando ho assistito all’abnorme conflitto d’interessi De Luca-De Luca che ha portato il Figlio a entrare nella segreteria campana del PD in cui dovrà controllare il Padre, e beh, allora pure a me hanno concesso una deroga; deroga che stavo, in virtù di quanto vi ho rivelato, per rifiutare. Nel momento del commiato, però, quel drittone del Governatore, probabilmente presentendo il commiato, mi mette nella ciotola i nuovi croccantini appena comprati. Ebbene, mi è bastato assaggiare quella prelibatezza: ho subito cambiato idea e mi sono deciso a restare con lui saecula saeculorum. Come dite? A base di cosa sono quei croccantini? Non l’ho ancora capito. So soltanto che, quando li mordicchio, si sfarinano in una patina gelatinosa e succulenta della sinistra del De Luca che fu.