Ci sono miliardi di motivi per cui uno desidera abbeverarsi alle invitanti acque della notorietà. Si va dalle motivazioni dello sborone tatuato, bramoso di incastonare il suo culo palestrato nei sedili in pelle umana della Jaguar ruggente cafoneria a tutto spiano; passando dal fighetto messo a mollo negli effluvi moreschi delle lampade abbronzanti capaci di attirare la letteronza pronta a svendersi per un affaccio subito dopo i cruciverba per bambini cerebrolesi; fino ad arrivare al politico voglioso di acquistare consenso con il solo scopo di pavoneggiarsi in Transatlantico e di scansare, disgustato, il proletarissimo Bertazzoni.
Io, vi confesso, vorrei sguazzare nella fama, tuffarmi a cufaniello nei suoi affascinanti viluppi, per fare un'unica cosa. Memore dell'impresa dell'impareggiabile Einstein che osò affidare alle sue stupende mutande il ruolo di anfitrione per gli ospiti della serata di gala organizzata a casa sua, io desidererei bearmi della notorietà per compiere una boutade di pari grado di rivoluzionarietà. E sì perchè se un colpo di testa lo compie un pincopallino qualsiasi, gli viene da subito e senza colpo ferire affibbiato l'epiteto di pazzo. Dopodichè...buonanotte ai suonatori! Caso archiviato. Uno sciroccato in più.
Se invece a rendersi protagonista del gesto irriverente è uno che conta, in uno degli innumerevoli campi in cui la specie umana può fregiarsi del titolo di celebrità, ebbene le cose cambiano; e di molto, pure. La follia viene sdoganata fino a trasformarsi in originalità.
Come dite? Le mutande di Einstein sarebbero addebitabili alla sua proverbiale distrazione? No, non mi fregate. Anzi, sapete cosa vi dico? Che se pure la poesia di quella stonatura fosse dovuta a una stralunatezza momentanea, ebbene anch'io sono disposto ad addebitare il mio sogno di fama ad una distrazione. Purchè mi facciate addentare in santa pace questo benedetto pane cafone pieno zeppo di mortadella mentre mi accingo a iniziare la prolusione per l'assegnazione del premio Nobel.
Nessun commento:
Posta un commento