Ieri sera, a letto, mentre ancora maledici il terzo dito che non ne vuole sapere di pigiare, con cipiglio fiero (cazzo, c'è scritto "ff" ovverossia fortissimo!), il tasto che viene dopo la pausa, t'imbatti in un programma. Per l'esattezza (figurati se si ha il tempo di seguirlo tutto, un programma!), in uno spezzone di trasmissione.
Vedi un giovane in costume adamitico, steso su un lettino, che risponde alle domande di un divertito Enrico Lucci.
Sissignore, sei su "Le iene".
Alzi un po' il volume per capire chi stia "coglionando", con l'aria "paracula" di quello che s'accinge a raccogliere il Verbo sulle Dodici Tavole, il sagace giornalista; soprattutto, ovviamente, il perché.
All'inizio cerchi il giusto compromesso tra l'esigenza di ascoltare le parole dell'illuminato relatore e l'audio basso per evitare di svegliare tuo fratello che dorme già il sonno dei giusti.
Quando le tue sinapsi, però, lambiscono di senso le spiegazioni insensate del giovinastro televisivo, te ne fotti una beata minchia di tuo fratello e del sonno.
Alzi la voce, dopo aver pescato il telecomando in bocca al gatto raggomitolato sotto il piumone.
"Ogni settimana sto al centro estetico. Ho pure il numero privato del titolare così non faccio alcuna fila..."
Poi, sul lettino del centro estetico, se ne corca un altro, di valente orgoglio della gioventù italiota.
"Odio i peli, anche quelli della barba perché mi danno un senso di sporcizia...per non parlare di quelli dietro la schiena...mi sento un perdente solo a immaginarli..."
Ritorna sullo schermo l'adamo di prima.
"Mi sento fuori luogo, incapace di farmi accettare quando non ho le sopracciglia aggiustate...proprio così, ad ala di gabbiano".
Spegni la tv.
Ti metti sotto le coperte.
Passa un minuto. Ti rizzi ad angolo retto in mezzo al letto.
Con la mente in trance, ti alzi finalmente.
Stai talmente "flashato" che nemmeno l'immancabile sfracellamento del mignolo contro lo stipite riesce a farti fare il presentat-arm! a qualche santo, neanche a qualcuno, meschino, "di contorno".
Torni a letto impugnando un foglio di scottex. Lo schiacci sulla collottola di un sorpreso Pedro. Lo afferri (sempre con lo scottex) e lo lanci via da te.
"Tutto 'sto sfaccimma di pelo che permea (questa è la prova che non ci stai con le cervella, altrimenti col cazzo che ti veniva 'sto verbo) la mia esistenza , vuoi vedere che è per questo che mi sento fuori luogo, incapace di farmi accettare, fondamentalmente perdente?
Poi cadi, come corpo morto cade, in un sonno piombigno.
Nel sogno, la vittoria del generale di Archiloco.
Non amo un generale alto, che sta a gambe larghe,
fiero dei suoi riccioli e ben rasato.
Uno basso ne voglio, con le gambe storte,
ma ben saldo sui piedi, e pieno di coraggio
Fanculo le ali, il gabbiano e quel ricchione di adamo.
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