giovedì 20 febbraio 2025

"L'ipotesi del male", di Donato Carrisi, TEA edizioni

   


     Nel Limbo, la stanza 13 dell'obitorio di Stato, c'è il girone dei passi perduti dietro a un corpo improvvisamente scomparso.

    Dopo l'inquietante vicenda de Il Suggeritore, l'agente Mila Vasquez si è rintanata proprio nel Limbo, alla ricerca di una via di fuga dai propri demoni; presenze oscure e inquietanti, queste ultime, sempre pronte a esigere il contributo di tagli e lacerazioni che possano certificare la natura altra di Mila (Tu sei sua. Tu gli appartieni...).

    Eppure là fuori per il mondo, gli scomparsi sembrano essere ritornati; stavolta, però, per rimettere in qualche modo le cose al loro posto, secondo una logica del tutto singolare.

    Come un annichilente gioco dell'oca, si riparte dal Signore della Buonanotte, il regista occulto di una serie di sparizioni che si sono verificate negli anni addietro. E i punti di contatto tra gli scomparsi (condizioni di vita difficili, il sonnifero onnipresente un attimo prima di ogni "evaporazione", la camera 317 dell'Ambrus Hotel) sembrano riemergere dalle secche di un passato che troppo presto si è voluto dimenticare; anche, e forse soprattutto, da parte delle forze dell'ordine.

    Perchè?

    Frattanto la telecamera nascosta nella cameretta di Alice, se da un lato infonde a Mila un senso di sicurezza, dall'altro la interroga continuamente sulla sua corrotta maternità. E ci sono delle inadeguatezze che fanno avvertire il loro peso anche sulle indagini che l'agente sta portando avanti: che madre sarei se non conoscessi il nome della bambola preferita di mia figlia?

    Per l'appunto.

   Dopo l'ennesimo ritorno di persone inghiottite dal passato e risputate nell'attualità, Mila capisce di aver bisogno di lui: dell'agente Simon Berish, il reietto della polizia, che possiede le capacità e il bagaglio di esperienze giusto per dare un senso agli ultimi, onirici avvenimenti; e soprattutto per svelare chi si celi dietro il Signore della Buonanotte, o Kaiurus che dir si voglia.

    Per scoprirlo, occorrerà scendere negli inferi di una realtà parallela dove nulla è come sembra. E soprattutto, in una dimensione in cui sintonizzarsi sulle ataviche frequenze dell'ipotesi del male: il male compiuto per giungere a un bene che, a sua volta, genera inevitabilmente un altro male. Fino alla fine dei tempi e a una problematica redenzione. 

   

 



venerdì 14 febbraio 2025

10 e non più di 10 #32



Fin da troppo lontano, apre la macchina col telecomando.
Un automobilista, colto il doppio bagliore salvifico, attende.
Il proprietario dell'auto parcheggiata rallenta il passo. Si accuccia a legarsi le scarpe. Sale a bordo con la vivacità del bradipo.
Evidenti gesti d'insofferenza dall'autista in attesa del posto, improperi da quell'altro appena più dietro, clacson a tutto spiano dalla coda della colonna.
Il proprietario dell'auto parcheggiata si aggiusta lo specchietto retrovisore. Prende qualcosa dal portaoggetti. Si sporge dal finestrino e fa segno di no: «Aspetto mia moglie».
La macchina in snervante attesa gli rovina addosso. Applausi a prescindere.

venerdì 7 febbraio 2025

"Il pittore di battaglie", di Arturo Pèrez-Reverte, Tropea edizioni (trad. R. Bovaia)

    


     In una torre di guardia abbarbicata sulla scogliera del Mediterraneo, l'ex fotoreporter di guerra Falques decide di averne abbastanza. Nonostante i trent'anni di professione sempre in prima linea, tra messe a fuoco, velocità di otturazione e diaframma, la fotografia non è in grado di dire più niente.

     Le "agghiaccianti simmetrie" degli scenari di guerra, da quelle dell'antichità fino a quelle dei giorni nostri, parlano un linguaggio che  l'obiettivo (necessariamente parziale) della macchina fotografica non riesce a cogliere nè a decifrare. Falques, allora, ricorre alla pittura: un affresco circolare lungo tutte le pareti della torre, in cui rappresentare il metodo e le nascoste nervature di ogni conflitto, di ciascun cataclisma.

    Chi l'ha detto, infatti, che le battaglie sono governate dal caos?
    Ritiratosi in una edificante solitudine, l'ex fotoreporter dipinge anche per dare consistenza agli spettri che hanno incrociato la sua esistenza. Tra i tanti, quello di Olvido Ferrara, la donna che un giorno ha deciso di seguirlo, lasciandosi dietro una vita di agi e di passerelle; la parte bella della sua anima che Falques, in una foto che non ha mai pubblicato, ha immortolato un secondo dopo l'esplosione della mina. Avrebbe forse potuto salvarla, ma Olvido ormai era già inesorabilmente lontana da lui. Come e perchè sopravviverle, sapendola magari felice con un altro?
    Dalle nebbie del passato riemerge Ivo Markovic. L'ex militare croato, la cui immagine in ritirata è stata catturata dall'obiettivo famelico di Falques, è venuto fin sulla torre per vedere, per capire, ma soprattutto per vendicarsi: con quella sua foto finita sui giornali, il pittore di battaglie gli ha indirettamente rovinato la vita; quella stessa vita che dopo la vicenda familiare occorsagli, ha investito unicamente nella sua ricerca. 
    Frattanto, l'inquietante affresco continua a impegnare le giornate di Falques, intervallate dalle discussioni e dal confronto con l'ospite inatteso. Eppure l'ex fotoreporter capisce, anche attraverso le riflessioni di Markovic, che non occorre affannarsi oltre: non c'è infatti, bisogno, di dipingere tutte le pareti della torre, perchè il senso della precarietà umana, le proiezioni e gli stilemi di ogni tragedia del mondo, sono già racchiusi nel lavoro portato avanti da Falques.
    Passano i giorni e Markovic si fa persuaso di una indiscutibile verità: non si può togliere il fio a chi è sostanzialmente un sopravvissuto.
    A Falques non resta altro, allora, che piazzarsi la moneta di Caronte  sotto la lingua, e nuotare verso la fine che gli è stata già assegnata.
    Dell'affresco, già crepato, si conserverà quello che il tempo deciderà di conservare.
    Quando (...) il lettore chiude il libro, si ritrova diverso, con il cuore gonfio, ma forse più pronto a vivere con intensità i suoi pochi minuti, ad attraversare con dignità l'indifferenza dell'Universo che lo circonda. (Bruno Arpaia, Il Sole 24 Ore)

venerdì 31 gennaio 2025

10 e non più di 10 #31

     



    Il senso d'inquietudine reclama soddisfazione.

    Ritorno nella sala della conferenza stampa.

    Ormai è del tutto vuota.

    Mi siedo di nuovo sulla poltrona avveniristica.

    Non prima di piazzare uno specchio a grandezza d'uomo di fronte.

    L'immagine riflessa è quella di una parete stipata di sponsor.

    Il tavolo, affastellato di marche e inserzioni pubblicitarie.

    Su di esso, l'ultimo ritrovato della scarpetta di tendenza.

    Concentro lo sguardo sul me stesso che mi rimanda lo specchio.

    Il mio prezzo, qual è?

   

giovedì 23 gennaio 2025

"Oscura e celeste", di Marco Malvaldi, Giunti editore

     


      Firenze, 1631. Il sagace Galileo Galilei, ormai giunto a un'età non più verde e con la vista che continua a perdere colpi, è in attesa di veder pubblicato il suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Opera, quest'ultima, scritta in volgare per raggiungere il maggior numero di persone possibile: la scoperta che è il Sole al centro dell'universo e non la boria "aristotelica" del Santo Uffizio, deve avere vasta eco.

    La peste che dilaga sconsiglia gli spostamenti e lo scienziato ne approfitta: riesce a ottenere di stampare il Dialogo in città anzichè a Roma eludendo, così, i cavillosi controlli dell'Inquisizione. C'è un solo problema. Poichè la sua scrittura è alquanto incomprensibile, vi è la necessità di far ricopiare l'opera, prima di portarla dal tipografo, da persona fidata e soprattutto con una grafia aggraziata. E chi meglio di suor Maria Celeste, al secolo Virginia Galilei (sua figlia), potrebbe assolvere al compito? Certamente non suor Arcangela, l'altra figlia di Galileo parimenti rinchiusa nel convento di San Matteo in Arcetri, che a differenza della sorella e collega, ha preso i voti senza averne punto voglia.

    Eppure sul convento di San Matteo circolano voci poco edificanti che ci mettono un "biz" ad arrivare alle orecchie del Granduca Ferdinando: alcune sorelle, il cui lume resta acceso troppo a lungo durante la notte, "riceverebbero", i conti del convento, già miseri di per sè, non si riuscirebbero a far quadrare, e via di questo passo; fino a quando, del tutto inopinatamente, ci scappa il morto: suor Agnese, assai versata nelle scienze e di un'intelligenza fuor del comune, cade da una finestra. Caduta accidentale, suicidio od omicidio ad opera di qualcuno che l'ha spinta perchè è andata troppo oltre? E se sì, troppo oltre in quale campo?

    Il Granduca ci vuole vedere chiaro. Investe così Niccolò Cini, canonico della Chiesa metropolitana di Firenze e discepolo di Galilei, dell'ingrato compito di far luce sulla morte della suora. Manco a dirlo, lo scienziato-filosofo accompagnerà il canonico nei suoi interrogatori e, soprattutto, sarà lui che grazie all'acume e a una perspicacia proverbiali, scoprirà colpevole e movente. Perchè...come la luna ha una parte oscura, allo stesso modo l'animo umano ha degli abissi inesplorati di cupidigia e invidia difficilmente eguagliabili.

    Torna in azione il lungimirante Galilei di Marco Malvaldi, contornato da alcune figure (una per tutte, la domestica Piera..."la relazione di Galileo con la Piera era semplice: gli era impossibile stare senza la Piera, gli era impossibile stare con la Piera") di una vivacità spassosa.

venerdì 17 gennaio 2025

10 e non più di 10 #30

     


 

    Emilio è un meccanico che si limita al suo compito.

    Deve aggiustare il motore? E allora non gli interessa farsi un'idea del proprietario dell'auto.

    Piero viene la prima volta da Emilio. Un guasto.

    «Ma non ha mai sentito un rumorino...?» «No, mai».

    Piero ritorna. Un altro guasto.

    «Rumori mentre guidava?» «Niente».

    Piero è in officina per la terza volta.

    Emilio non gli chiede niente. Completa il suo intervento.

    La prova in strada, stavolta, la farà lui. Entra nell'abitacolo e il volume dello stereo gli sferza i timpani.

    La voce del motore è zittita dalla cagnara di suoni. Brutta e dannosa musica.

venerdì 10 gennaio 2025

"La bilioteca dei morti", di Glenn Cooper (trad. G.P. Gasperi), edizioni TEA

     


     Alcune cartoline con una data e una piccola bara vengono spedite a diverse persone. Sicuramente uno scherzo di cattivo gusto, e come tale archiviabile nel registro dell'irrilevanza, se non fosse che i destinatari muoiono proprio nel giorno indicato nella cartolina.

    Un serial killer, certo. Ma allora perchè non c'è alcun collegamento tra le vittime? E soprattutto, perchè ci sono delle morti che sembrano del tutto naturali? E sì perchè se l'omicida può uccidere nella data indicata nella cartolina, come la mettiamo con le morti non ascrivibili a nessuno e purtuttavia avvenute nel giorno previsto?

    Will Piper, il prototipo dell'agente FBI (piacente, dannato e politicamente scorretto), si vede del tutto casualmente investito del caso. Ad aiutarlo, la giovane Nancy la cui personalità viene in rilievo per contrasto con quella di Will. E si sa, ci sono degli ambiti in cui le incomgruenze sono materiali fertili e fecondi.

    Nonostante gli sforzi investigativi, le morti si ostinano a rispettare la data delle cartoline, senza che "Doomsday" (così viene ribattezzato dalla stampa il serial killer) possa temere alcunchè. Eppure basterebbe scandagliare i fondali più a portata di mano e non farsi ingolosire dagli allettanti esotismi.

    Tutto ruota intorno a una intelligenza logico-matematica fuori dal comune e all'inettitudine a vivere la praticità delle miserie quotidiane. Ma non basta. C'è un segreto che pochissimi uomini conoscono. Un mistero che viene alimentato nella proverbiale Area 51 che solo per la vulgata comune avrebbe a che fare con presenze aliene. Di cosa si tratta? Di una storia che inizia nel 782 a.C. in un'abbazia sull'isola di Vectis (Inghilterra), in cui il piccolo Octavus, settimo figlio di un altro settimo figlio (e il luciferino è dietro l'angolo), improvvisamente prende a incolonnare serie sterminate di nomi affiancati da numeri. Piccolo particolare: Octavus non ha mai imparato a scrivere!

    Questa vicenda persa nella notte dei tempi viene a incrociarsi, attraverso mirabili eventi e sommovimenti tellurici, con la faccenda delle cartoline che anticipano morti.

    La biblioteca è nell'Area 51, c'è bisogno solo di un'intelligenza che la porti fuori e ne sfrutti l'enorme potenziale.

    Se, per assurdo, una società assicurativa venisse a conoscenza in anticipo della data della dipartita dei futuri assicurati, come si comporterebbe? La cosa certa è che moltiplicherebbe i propri dividendi. E senza che ci fosse un serial killer a rispettare scadenze indicate su una macabra cartolina. Perchè il punto è proprio questo: si può monetizzare la morte pur non essendone l'artefice.

    Libro di contaminazioni, questo La biblioteca dei morti, che intreccia la sua trama su elementi originali e ben congegnati.