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Merluzzo cosmopolita

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È l’ultima confezione rimasta. Mi guardo intorno con occhi furtivi. L’aprire il portello del bancone frigo e l’impossessarmene, è tutt’uno. Eccola finalmente nel mio carrello, la scatola di filetti di merluzzo . Soddisfatto, m’avvio alle casse. Alzo la testa: decine di carrelli inchiavardati su centinaia di consumatori , migliaia di acquisti che strabordano dalle buste del supermercato. Una scena apocalittica. Riprendo in mano la mia confezione di filetti di merluzzo; in qualche modo, dovrò pure ingannare l’attesa. Leggo. «Prodotto pescato in Norvegia ». Sorrido all’immagine del ridente merluzzo che solca i limpidi mari del nord. Al rigo di sotto, «Prodotto importato dalla Cina » Panico. Il merluzzo di cui sopra smette di ridere. Cioè, fatemi capire, pescato in Norvegia, lavorato in Cina e consumato in Italia ? Prendo il cellulare, allarmato. Digito su google «dalla Norvegia alla Cina». Memorizzo. E poi «dalla Cina all’Italia». Rimemorizzo. Sommo le due distanze: ...

L'avvocato che sconsigliava gli hobbies

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Convinto che la cosa non potesse far altro che accrescere la mia considerazione ai suoi occhi: “ Avvocato , lunedì prossimo non ci sarei, avrei la presentazione del mio libro …” I dieci secondi successivi sguinzagliano un’ insolita increspatura sul suo sopracciglio. “Tributario, fallimentare…qual è l’argomento trattato nel suo manuale?” “Ehm…libro, avvocato. Sa, è un’opera di narrativa .” La porzione d’aria tra la mia sedia blasfema e la sua poltrona ortodossa si condensa in tante, minuscole goccioline di disapprovazione. “Cosicché lei avrebbe un hobby ?” Per un attimo mi vedo lì, piantato davanti al mio dominus, a chiedermi angosciato come abbia fatto, nonostante una vita morigerata, a buscarmi un hobby. “L’avvocato deve avere un solo hobby: il suo lavoro. Se poi, nella propria giornata, c’è spazio anche soltanto per immaginare un’altra passione, allora, francamente…” Com’era la distinzione tra gli avvocati propugnata da Luciano De Crescenzo ? Ah,...

Raccontare per mille e una notte

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Raccontare è un’esigenza insita nell’uomo fin dalla notte dei tempi. Si racconta di tutto, dall’episodio più banale all’esperienza più strutturata. Eppure ci sono dei momenti in cui il narrare, oltre che un bisogno, diventa un modo per esorcizzare la morte. A volte, addirittura una maniera per rinviare l’appuntamento con “l’Eguagliatrice (che) numera le fosse”. Già, proprio come succede in questi tempi grami da Coronavirus : quando l’eccezionalità degli eventi travolge la nostra routine, infatti, il racconto è lì che pretende attenzione. E lo fa perché in grado di allontanare il pericolo o, pur non potendo garantire la salvezza (“raccontare, raccontare, finché non muore più nessuno” scrive Elias Canetti ), di rimandarne l’epifania. Ne “ Le Mille e una notte ” un re, tradito dalla moglie prontamente decapitata, pretende che ogni notte gli venga offerta una vergine da violentare e poi uccidere. La figlia del visir Shahrazad , ultima fanciulla rimasta da sacrificare, escogita u...

Elogio della matita

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Checché se ne dica, io sono la matita . Sono europeista fin dalla nascita. Gli inglesi, infatti, scoprirono il mio cuore di grafite . Due italiani, Simonio e Lyndiana Bernacotti , ebbero l’intuizione di inserirlo in un cilindro di legno. Infine un inventore francese, nel Settecento, iniziò la mia produzione in serie. Sono tollerante per natura. Rifuggo dalle certezze granitiche dell’ inchiostro inchiavardato nel rigo, posto lì a imperitura memoria. Tra i punti esclamativi e quelli interrogativi di decrescenziana memoria, scelgo senza battere ciglio questi ultimi.   Mi sbaglio, mi correggo, per poi sbagliarmi di nuovo. E anche nella correzione , ebbene sì, ci vado di fioretto. Pavidità? Macché: semplicemente esperienza che mi invita a essere cauta. A che scopo, infatti, scrivere in maniera indelebile qualcosa quando, il più delle volte, quello che è giusto oggi diventa sbagliato domani, e viceversa? Io lascio sempre la possibilità di ritornare sui propri passi. E ...

Sono io il Covid-19

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Mi cercavate, sono qui. Sono io il Covid-19 . Ma sono stato anche la peste nera, la spagnola, l’asiatica, l’influenza di Hong-Kong, la pandemica H1N1. Sono la cattiva coscienza dell’uomo, il grumo nero che ne ammorba le frattaglie, la filigrana che si dispone a cappio alla giugulare dell’umanità. Sono il profitto che pianta il vessillo sul sangue dell’ultimo, l’isola pedonale che vomita piastrine plastificate da discount, il superfluo che dissecca la vena del necessario. Sono l’imprevedibile che interseca le parallele, l’imponderabile che confonde i torti e le ragioni, l’onnipresente che moltiplica laddove la medicina sottrae. Sono generato e non creato, della sostanza dei vostri antibiotici , dei vostri “dovremmo”, dei vostri “ma c’è prima…”. E sì perché c’è sempre un “conveniente” prima di un “giusto”, un interesse prima di un obbligo, un cornicione prima del salto nel vuoto. Sono nel vostro disgusto al solo scorgere un muso giallo mangiapipistrelli. Sono nelle vostre 1...