Come tutte le sere da un paio di settimane a questa parte, mi accingo a mordere il chilometro e mezzo scarso che depura il mio fegato ingrossato dalla routine quotidiana.
Eccomi qui, con le spalle ridicolizzate da una pettorina troppo gialla e il pantaloncino eccessivamente floscio per essere credibili.
Pronti, via. Il mio sguardo fiero, impettito, si cristallizza sui contorni delle colline morenti di sole. Ed è una ricerca delle magnifiche sorti e progressive che di sicuro staranno acquattate lì, ad una spanna dal cielo. In ogni caso, mi dico tronfio, alla mia portata.
Purtuttavia, però, abbasso lo sguardo ad altezza d'uomo e c'è un nugolo di alberi che mostrano le radici sconfitte dalla porzione di terreno comunque franato; un cane nero che vorrebbe darmi la corsa, come impone il codice deontologico di ogni cane che si trovi nella scia di un tizio che corre, ma che non c'è la fa a muoversi neanche di un millimetro. E come non notare poi, il pallone piatto che invece di assolvere alla gioiosa funzione rotatoria, se ne sta goffamente appiattito sul ciglio di un marciapiede?
M'impongo, per rifuggire a questa impropria sequela di immagini, di riappendere lo sguardo alle grucce delle colline e del loro cielo. Niente da fare: una coltre di oscurità annulla la prospettiva. Mio malgrado, allora, ritorno a guardarmi attorno. E vedo una strada troppo piena di buche per poter essere attraversata dai mezzi. Un bambino troppo grande per poter indossare la maglietta di Peppa Pig. Una moto troppo scassata per poter credere che qualcuno abbia l'ardire di salirvi sopra.
Purtroppo, anche il mio chilometro scarso, questa sera, non riesce ad entrare appieno nei miei muscoli anzitempo sfiniti.
Decido di tornarmene a casa.
Mi precipito sotto la doccia che ora è troppo calda, ora troppo fredda.
Mi asciugo con l'accappatoio eccessivamente inumidito dalle precedenti docce.
Distrattamente, do vita ad un canale televisivo, uno qualsiasi.
Un poeta d'amore-cuore-sudore-malore. Un politico della riforma costituzionale con la maggioranza semplice. Una distesa d'acqua cristallizzata in un mare di plastica.
D'istinto mi viene d'innalzare lo sguardo in su: l'ennesima macchia di umidità che scolora il mio stucco veneziano.
La mia casa è tutta sgarrupata,
i soffitti sgarrupati,
i muri sgarrupati,
il pavimento è tutto sgarrupato,
a volte mi sento sgarrupato anch'io.
i soffitti sgarrupati,
i muri sgarrupati,
il pavimento è tutto sgarrupato,
a volte mi sento sgarrupato anch'io.
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