C’era una volta Campanialot, un favoloso regno che dava ospitalità a quasi sei milioni di abitanti
C’erano un’accozzaglia di bestie della natura più variegata (ciucci che volavano, mosche al naso, pulcini con la tosse, pappeci vicino alle noci, etc, etc.). E poi, per giustificare l’aggettivo “favoloso”, ecco schierati in bella mostra munacielli, spiritelli, gnomi, streghe, fattucchiere, folletti, etc., etc..
Ordunque, come ormai accadeva da tempo immemore, per governare questo regno così densamente abitato che quasi non si capiva dove finiva l’unicorno di Pegaso e dove iniziava il piripicchiolo del cappello di Brontolo, si tenevano ogni lustro che il Mammassantissima delle fiabe mandava in Campanialot, le elezioni.
Anche nel lontano 2015, in Campanialot, si votava per capire chi avrebbe avuto lo scettro del comando. I principali contendenti erano, nell’ordine, lo gnomo Delux che, come tutti gli gnomi, era figlio del sottobosco e delle sue incrostazioni; Kakkoro che, a dispetto del nome che avrebbe suggerito qualche legame con gli elementi vitalizzanti della terra, era un folletto figlio dei miasmi delle correnti d’aria; infine, esponente di una razza che ultimamente sembrava aver trovato vasto seguito nei grilli e nelle cicale che s’attardavano ogni giorno, più o meno verso le cinque, a cantare alle stelle, la fata CiacciamBeppino.
In Campanialot era tutto un fermento.
Lo gnomo Delux, che si sentiva forte per aver, tra l’altro, spolverato le capocchie dei funghi di Saliernelot (feudo assai importante di Campanialot abitato dai Chiancarielli, alcuni dei quali rimasti allo stadio di Cafonialot) e per aver finalmente cambiato la prima pietra che, a furia di essere rigenerata ogni volta per l’inaugurazione della stessa opera, s’era bell’e consumata.
Delux apparteneva ad una congrega che fu assai prestigiosa la cui effige era rappresentata dalla falce della mezza luna e dal martello dei buoni principi. Poi però, tra querce rinsecchitesi e garofani spampanatisi, lo gnomo Delux aveva preso a rigar storto. A tal punto storto, che il muflone Severino l’avrebbe voluto sospendere dalla carica a seguito di una condanna rimediata nientepopodimeno che per un crimine letterario (ma nel regno delle favole, si sa, tutto può succedere).
Le cronache raccontano che non solo gli gnomi, ma finanche molti folletti che avrebbero dovuto, per spirito di appartenenza appoggiare Kakkoro, scelsero Delux per sfidare, per l’appunto, proprio Kakkoro.
Kakkoro dal canto suo, etereo come l’aria da cui era stato partorito e mal digerito dallo stesso BurlaLeoni (capo indiscusso, per circa un ventennio, di tutto il fumo nero che originava dalla Terra, s’innalzava col fuoco, e veniva ad infettare l’aria), cercava di opporre a Delux un favoloso regno di Campanialot che avrebbe potuto finire nel baratro ma che, grazie al suo operato, s’era fermato appena un centimetro prima.
Infine, come dicevamo, c’era la fata CiacciamBeppino che, per un sortilegio malefico, poteva fare gli incantesimi solo verso le ore cinque. Si dava il caso, però, che proprio verso quell’ora i grilli e le cicale iniziavano a frinire a più non posso, facendole addirittura dimenticare perché mai si trovasse tra le mani la bacchetta magica.
Ecco, questi, stando alle cronache del lontanissimo anno 2015, erano gli sfidanti alle elezioni di Campanialot.
Come andarono? Chi riuscì a spuntarla? E soprattutto, ce la fece il favoloso regno di Campanialot a trovare una guida che potesse renderla favolosa anche, oltre che per la genia degli abitanti, per le sorti che l’avrebbero interessata?
Stretta è la foglia, larga è la via, voi pensate la vostra che io vi dirò la mia.