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"Oi pleistoi kakoi" (La maggioranza è cattiva)

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Tra i Sette Sapienti dell’antichità, ecco che ci si presenta, con l’immancabile barba rigogliosa e l’altrettanto indefettibile cipiglio severo, Biante. Perché mi sia venuto lo schiribizzo di parlarne, è presto detto. Biante, il buon Biante, aveva capito tutto, con circa 2600 anni d’anticipo, della politica, della storia, della fiumana del progresso. Quando, infatti, gli venne chiesto di dar sfoggio di sapienza con l’incidere, sul frontone del tempio dell’oracolo a Delfi, un motto, la frase più importante del suo pensiero lui, senza esitazione alcuna, così scrisse:  OI PLESTOI KAKOI  (la maggioranza è cattiva). Una frase che probabilmente lasciò di stucco gli stessi Sapienti. <Ma come, – avrà pensato Chilone (o Talete, a seconda delle versioni), un altro dei Sette Savi che già aveva provveduto all’incisione della sua, di frase – io scrivo un motto di una profondità esagerata (“Conosci te stesso”), e questo se ne viene con un’affermazione che più scontata non si pu...

La pancia (alias "bambino") alla riscossa

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Lo studiolo del dottor Spatafora s’affaccia timido proprio dirimpetto alla finestra della sua cameretta. Ed è proprio da qui che il nostro Fobìa attende impaziente l’arrivo della Smart grigio chiaro del luminare. Appena la vede sbucare dal curvone e perdere velocità per prepararsi al parcheggio, è assalito da uno stato di agitazione improvviso quanto immotivato. “Ma come? – si chiede allarmato - Sono cinque maledettissimi giorni che aspetti questo momento e mo che fai? Ti agiti, t’impaurisci come un muccusiello che ne ha appena combinato una delle sue?” Mentre cerca di mortificare con queste parole il sentimento canaglia, si sorprende a chiedersi se anche Garibaldi, prima dello sbarco dei Mille o (perché no?) lo stesso Giuda, prima di tradire Gesù, siano stati preda della sua stessa palpitazione. Sta di fatto comunque che, agitazione o meno, paura o no, in questo momento ha l’obbligo di rimanere ben saldo nel suo proposito, costi quel che costi. Pensiero e azione, questo de...

Siparietto simil-religioso

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Il nome di Michela Fragolina è stato sicuramente l’argomento più convincente che avessi mai potuto utilizzare per spingere Dante all’azione. Quella vicenda ci ha fatto capire, a noi poco più che sbarbatelli, le difficoltà che avremmo incontrato nei rapporti con il gentil sesso. C’è stato un tempo, quantitativamente non troppo lontano (sette, otto anni prima) ma “ormonicamente” distante anni luce in cui io, Dante e Totò frequentavamo la parrocchia. Detta così, non ci sarebbe nulla di strano. Il fatto è che noi però, non ci limitavamo ad andare a messa la domenica, a partecipare alle riunioni dell’Azione Cattolica e della Legio Mariae o a prestare servigi di chierichetto (attività queste, già di per sè più che sufficienti ad assicurarci la beatitudine). Nossignore. Noi, in pratica, abitavamo in chiesa. Eravamo le Perpetue onnipresenti di don Esposito. Assistevamo a tutte le cerimonie liturgiche, timbravamo il cartellino a ogni processione, sotto il sole e sotto la pioggi...

Le sopracciglia ad ali di gabbiano e il generale di Archiloco

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Ieri sera, a letto, mentre ancora maledici il terzo dito che non ne vuole sapere di pigiare, con cipiglio fiero (cazzo, c'è scritto "ff" ovverossia fortissimo !), il tasto che viene dopo la pausa, t'imbatti in un programma. Per l'esattezza (figurati se si ha il tempo di seguirlo tutto, un programma!), in uno spezzone di trasmissione. Vedi un giovane in costume adamitico, steso su un lettino, che risponde alle domande di un divertito Enrico Lucci. Sissignore, sei su "Le iene". Alzi un po' il volume per capire chi stia "coglionando", con l'aria "paracula" di quello che s'accinge a raccogliere il Verbo sulle Dodici Tavole, il sagace giornalista; soprattutto, ovviamente, il perché. All'inizio cerchi il giusto compromesso tra l'esigenza di ascoltare le parole dell'illuminato relatore e l'audio basso per evitare di svegliare tuo fratello che dorme già il sonno dei giusti. Quando le tue sinapsi, però, l...

Fabio Fobìa

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<Gesù, Gesù, ma questo è caduto con la capa per terra!> Ci voltiamo tutti a guardarlo, curiosi di conoscere l’ennesimo motivo di preoccupazione di Fabio. Per Fobìa ( mai anagramma fu più azzeccato! ), ogni giorno porta in dote una serie di grattacapi più o meno reali. E già perché, se per un infausto motivo la giornata si presentasse senza noie, ebbene, in questo preciso momento, interverrebbe l’immaginazione a sopperire alla grave mancanza. Malgrado la naturale tendenza alla tragedia però, questa volta la sua preoccupazione avrebbe un serio fondamento. Ed infatti, il rosso vivo della maglietta di Che Guevara sbandierato sotto il truce grugno dei camerati della Destra Sociale affastellati in corteo, senz’ombra di dubbio costituirebbe una concreta istigazione al nostro scotennamento. Ma il timore viene meno nel momento in cui, ad indossarlo, è il mitico Dante detto, per l’appunto, “il Che”. Cos’è l’autorevolezza? Basta conoscere Dante per averne piena cognizione. ...

Lo sfogo di un Avvocato con la Cravatta

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È uno sfogo di cui mi pentirò tra un minuto. E sì perché io sono un “Avvocato con la Cravatta” e agli “Avvocati con la Cravatta” non è consentito lamentarsi. Già, la cravatta! Come se questo accessorio fosse la prova inoppugnabile della raggiunta agiatezza. In uno dei film cult di Luciano De Crescenzo "Così parlò Bellavista", nel celeberrimo sketch "la mezz'ora", il fratello saggio rimprovera il più piccolo, un affranto Cannavale, di aver dilapidato tutte le proprietà che i genitori gli hanno lasciato. Il tutto, anche in nome della 124 spider che, a detta dello scapestrato rampollo, non gli consente di abbassarsi a lavorare da fattorino, "manco - e questo è il commento caustico del fratello "inserito"- se la centoventiquattro spider fosse un titolo di studio!". Già, il titolo di studio! Mi sono laureato in Giurisprudenza. Non mi piaceva molto. Avrei voluto fare lettere classiche o, per converso, avendo già qualche anno di pianofo...

Supequacc!

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<Guarda, vedi qua! Non si capisce niente: munnezza a destra, munnezza a sinistra…viviamo nell’epoca della munnezza, non ci stanno santi! Tra un poco, accanto ai segnali stradali, dovranno mettere i segnali della spazzatura:obbligo di munnezza a destra, divieto di sosta per la munnezza …> <Al nord, è tutto un’altra cosa, caro Giacchino. Quando sono stato a Milano, addirittura ho visto le guardie che facevano la multa a quelli che buttavano le carte per terra.> <Eh, ma voi non sapete niente! Ieri sera, al primo canale…a quel programma dove ci stanno il padre e pure il figlio…> <…e lo Spirito santo, mastro Giuà! Si chiama Supequacc! > <Eh, proprio quello lì! In tutti i modi, facevano vedere che a Brescia hanno costruito una specie di inceneritore per la munnezza , come ce l’abbiamo pure noi qua, dalle nostre parti. Però, mentre da noi puzzano e buttano fuori aria sporca e fetente, lì invece, al Nord, addirittura ( non so come fanno! ) ci riscal...