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L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

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Guardando la fiumana di laureati in coda per l’ennesimo concorso da poco più di mille euro al mese, ho ripensato a quell'impressione di ormai ventiquattro anni fa al cospetto dell’art. 1 della Costituzione:  “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” Ricordo il colore del  libro di educazione civica , il banco scalcagnato su cui Piero non mancava mai di marcare la sua presenza “gommosa”; e tra tante spoglie di chewingum esauste, ricordo quella di colore rosa, probabilmente una big babol, su cui si piantai il mio disappunto: “ma come, ci sono tanti  principi , tanti  valori  in grado di far vibrare i cuori, di giustificare pure il  sacrificio di una vita , e i  Padri Costituenti  mi fondano il Paese sul  lavoro ?” Poi succede che la vita, al di fuori dello  Sbarco dei Mille  di cui avevi condiviso anche il mal di mare, al di là della  Presa della Bastiglia  della quale percepivi ancora il  fremi...

Dall'alto dei cieli, la lingua di Dio

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Ebbene sì, me ne sto convincendo sempre di più: secondo me la lingua di Dio, il suo idioma, è la musica. Ragionatene con me. Il libro della Genesi ci narra la vicenda della Torre di Babele costruita dagli uomini per “raggiungere” Dio. Ora la divinità, per punire la superbia (la hybris della tragedia greca) dei suoi fedeli, ingarbuglia le lingue in maniera tale che le persone non si possono più comprendere e, non intendendosi, non possano più continuare la costruzione della torre. Ecco nata, quindi, la diversità linguistica tra i vari popoli della Terra. A partire da questo momento, la difformità tra una lingua ed un’altra non solo ha creato problemi alle persone, ma è stata foriera di guai anche per il messaggio stesso che Dio ha voluto veicolare agli uomini di buona volontà . E non parlo soltanto del passato (si pensi, per un attimo, alle eresie nate e perseguitate per la diversa definizione data, ad esempio, allo  Spirito Santo – bast...

Machiavelli sul barcone, Vitiello sullo yacht

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E se facessimo un gioco? Prendiamo Machiavelli, portiamolo nel tempo nostro, facciamolo nascere in Africa e mettiamolo a confronto con Gennaro Vitiello, eh? Facciamo un gioco dunque che, come ogni gioco che si rispetti, ha le sue regole che prontamente elenchiamo. Regola I: prendiamo due persone, una contemporanea, tale Vitiello Gennarino , figlio di camorristi , e l’altra storica, il Nobilis Homo Niccolò Machiavelli , di professione storico per l’appunto, ma anche filosofo, scrittore, politico e drammaturgo. Regola II: trasportiamo l’autore de Il Principe dal Cinquecento ai giorni nostri. Regola III: facciamo nascere l’Eccelso Machiavelli in Libia o in un altro Paese africano martoriato dalla guerra e/o dalla fame. Regola IV: (consequenziale alla III): nato in Africa , il nostro Niccolò lo dobbiamo dipingere di nero disperazione, di ebano privazione. Regola V: dotiamo Gennarino Vitiello di una ottusità congenita; di contro, riconosciamo l’ intelligenz...

Le fabbriche di sigaro e il capitalismo

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In   Meraviglie lontane , di Chantel Acevedo, e/o edizioni, mi imbatto nel racconto della protagonista, tale   María Serena,   che narra la sua esperienza di   lectora   in una fabbrica di sigari a Cuba. Chi sono i c.d.   lectores ? Persone con una bella voce e un’apprezzabile dizione che, nelle   fabbriche di sigari cubane , cercano di alleggerire le   giornate lente e faticose   degli   arrotolatori   di   foglie di tabacco : in che modo? Semplicemente leggendo, su un palco allestito allo scopo, le notizie del   Gramna , il giornale ufficiale del   Partito Comunista Cubano , e vari   libri e romanzi   scelti di comune accordo con gli operai. Ogni lavoratore della fabbrica di sigari, poi,  partecipa   con il suo contributo alla   paga del lettore di libri e giornali. I   lectores , come tutte le persone di cultura a Cuba, vengono considerati uomini influenti, capaci di illuminare,...

"Nell'Anno Mille", di E. Pognon

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“Nell’Anno mille” di Edmond Pognon appartiene alla stirpe di quei libri che, fin dall’aspetto, non fanno nulla per incuriosire il lettore: copertina grigio antracite (eccezion fatta per un piccolo occhiello variopinto), dimensioni tozze, pagine claustrofobiche, titolo dimesso. Insomma, “Nell’Anno mille” si meriterebbe appieno di essere relegato nei confini infami della  bancarella del “tutto a un euro”.   E invece, fin dalle prime pagine, si rivela un libro accattivante e, per alcune tematiche trattate, illuminante. Aggettivi questi (accattivante e illuminante) che ben si possono estendere a tutta la collana de   “La vita quotidiana” – Fabbri editori   – di cui anche quest’opera fa parte. Si parte dall’affermazione (potenza delle parole!) di   Michelet   che, appena formulata, assume una forza devastante, a tal punto corrosiva da sciogliere l’attendibilità di studi, documenti che pur la confuterebbero   in toto.   ...

"Expo"sto alla Procura del Buon Senso

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L’ Expo di Milano. L’ardimentoso e irredento Suolo Italico, nei giorni della Madunina che vanno   dal 01 maggio al 31 ottobre 2015 , ospiterà l’evento dopo il quale niente potrà e/o dovrà restare come prima, quando la terra, “orba di cotanto” cipiglio organizzativo, “percossa e attonita al nunzio sta (va)”. Eccolo il   filmato Luce   che potrebbe annunciare l’Expo di Milano. E d’altra parte, i numeri ci sono tutti per eccitare la libidine italiota: un’area espositiva di   1,1 milioni di metri quadri , più di   140 Paesi e organizzazioni internazionali   coinvolte, oltre   20 milioni di visitatori   attesi. Cannele, cannelotte e sei lumini. I preparativi fervono. I   cantieri   sono madidi di fatica a ogni ora del giorno e della notte, per non farci trovare impreparati all’evento. Che poi, se proprio non si riuscisse a fare tutto tutto, c’è sempre il salvifico   maquillage . E difatti, come testimonia il   bando di gara , Expo...

Paolo Conte, mannaggia a te!

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Paolo Conte, mannaggia a te! A te che te ne stai lì, col baffo sornione e lo sberleffo ringalluzzito di chi ha capito che   la fuga dalla vita è la quintessenza. A te, Conte Paolo, che ti   diverti e ti estenui , rannicchiato nell’ombra dei tuoi diesis e bemolle capaci di   strapparmi un sorriso di tregua ad ogni accordo . Eppure non ci sarebbe nulla da sorridere,   mannaggia a te… e mannaggia pure a me   che continuo a sorridere come uno scimunito,   sprofondato in fondo ad una città. Prima di quella sera, prima che   l’orchestra illusa a Napoli   del   San Carlo   mi ribadisse che sì,   Max, la tua facilità non semplifica, Max , sciorinando   lamine di luce   lungo il mio   angusto universo musicale , avevo una vita “ganza”. Poi (che   Atahualpa o qualche altro dio   ti fulmini), con l’ aggettivo giovane   (“ganza”, per l’appunto), è scomparsa dalla mia vita pure   Marisa . Meschina! Mi amava, ...