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Bamyan-Perdifumo, storie di scuola tra penuria ed eccesso

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Siamo a Bamyan, in una regione situata a un centinaio di chilometri da Kabul, Afghanistan. Dopo una settimana di lavoro alla scuola del distretto, eccolo qui inforcare la sua bicicletta . Non che Saben Hosseini, maestro della scuola elementare di Bamyan , non utilizzi il velocipede anche durante la settimana, nossignore. È solo che proprio nel week end, quella che dovrebbe essere una bicicletta con il manubrio libero dalle fatiche dell'insegnamento, si trasforma in un veicolo zavorrato dalla leggerezza di due portapacchi, uno dietro la sella, l'altro davanti al manubrio. Sì, d'accordo, l'espressione " zavorrato dalla leggerezza " è un ossimoro, una contraddizione in termini, magari non apprezzata da alcuni di voi col palato fino. Ma ditemi un po', lettori schifiltosi, quale peso può essere più leggero di una montagna di parole, di frasi tra le cui pieghe qualcuno, appena più sensibile e riflessivo di altri, ha nascosto aneliti di libertà e di affra...

"L'anno della morte di Ricardo Reis", Josè Saramago

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    Josè Saramago si avvicina, come racconta egli stesso, alla figura di Fernando Pessoa proprio attraverso l'eteronimo del poeta portoghese, Ricardo Reis. E infatti, all’età di circa 17 anni, “ ignorante com’ero ” (è Saramago che parla, ndr), in una delle sue frequenti e fruttuose incursioni nella biblioteca della scuola, “ credetti che in Portogallo esistesse o fosse esistito veramente un poeta che si chiamava Ricardo Reis , autore di quelle poesie che mi affascinavano e mi intimorivano ”. Invece il Ricardo Reis di Saramago adolescente altri non era che Fernando Pessoa : il grande poeta che, in ossequio al suo convincimento (“ il poeta è un fingitore ”), scomponeva la sua personalità in uno degli almeno tre “altri da sé”(“ eteronimi ”, per l’appunto). "L'origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. [...] L'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazi...

Wake up, sì al referendum del 17 aprile

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http://zon.it/wake-si-al-referendum-del-17-aprile-                                                  Per il referendum del 17 aprile, niente di meglio che far proprio l’invito del rapper salernitano Rocco Hunt ( Wake up ) e declinarlo in una valanga di sì Sì contro le solite, stucchevoli manfrine da cerchiobottisti che infiniti lutti addusse all’ambiente. A cosa mi riferisco? Basta pensare al mamma li turchi urlato dagli occhi sgriddati dei piddini (solo dagli occhi, per carità, chè una parola in tal senso avrebbe incorporato del tutto Verdini nel pantheon del partito ) al solo timore che alle concessioni pro trivelle potesse essere affibbiato un termine; ma mi riferisco anche al silenzio imbarazzante e imbarazzato dei media sul referendum del 1...

Il mirabil topolino di Gramsci

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La recente dichiarazione degli esperti delle Nazioni unite sul riscaldamento globale , è stata fin troppo chiara: ci restano 12 anni prima del disastro. Prima, cioè, che il superamento dei fatidici 1,5 gradi arrechino cambiamenti irreversibili a tutto l’ecosistema. Eppure una strategia per evitare la débâcle ambientale , ci sarebbe. Siamo nel giugno del   1931. Dal carcere di Turi in cui si trova a scontare la pena inflittagli il 4 giugno del 1928 (20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione), Antonio Gramsci scrive alla moglie Giulia. Il cervello che, secondo la requisitoria del PM Isgrò, per vent’anni si doveva assolutamente impedire di far funzionare , vuole raccontare, per il tramite di Giulia, una favola ai suoi due figli, Delio e Giuliano . Si riserva uno spazio nella lettera alla moglie nel quale provvede a scriverla. C’era una volta un topolino . O meglio, prima del topolino, c’era un bambino che dormiva. Sulla tavola al centro della storia, un...

Per la Salerno di tutti, Rifondazione Comunista c'è

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C’è qualcosa che non quadra, che sfugge al rassicurante luogo comune. Cosa? Beh, innanzitutto l’ubicazione della sede. Dico io, siete comunisti ? E allora, per la barba di Marx , dovreste ritrovarvi in un cantuccio oscuro e cospirativo , in una via che quantomeno evochi officine e quarto stato (non per niente, la sede nazionale si chiamava, a ragione, Botteghe oscure! ). E invece trovo Rifondazione Comunista di fronte all’istituto tecnico Trani, in un palazzo dall’atrio luminoso(!) ubicato in via Gelso(!!). A me non la fanno. Prima di citofonare cerco un significato recondito, cabalistico, subliminale del termine gelso : saggezza, simbolo dell’amore imperituro tra Piramo e Tisbe . Alquanto contrariato, arrivo al portone. Mi apre un ragazzo sui vent’anni, sorridente, che mi fa segno di “parlare piano”, indicandomi una stanza chiusa. “Bingo! Passi il ragazzo dall’aspetto gentile, ma lì c’è odore di setta segreta contro i plutocrati salernitani .” <Oltre quella stanza – ...

Porto di Salerno:l'insostenibile leggerezza dell'accorpamento

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  Porto di Salerno: sto aspettando il mio uomo al Bar Dogana Come, infatti, nell’antichità i Fenici si orientavano in mare, di notte, grazie all’ Orsa Minore , allo stesso modo io, per raccapezzarmi nel microcosmo portuale , ho bisogno di un contatto: nella fattispecie, dell’ottimo Massimo Grimaldi , responsabile Yard e Gates del porto di Salerno. Arriva trafelato, sempre inseguito dalle voci gracchianti della radio in dotazione. Una stretta di mano, un caffè e via. Giusto il tempo di circumnavigare il “Giù le mani dal porto di Salerno” e il “A difesa della nostra città” dei rimorchi blu e arancio testimoni della protesta , che arriviamo all’ingresso. Il porto spalanca le sue fauci e m’inghiottisce con il suo caravanserraglio di sensazioni. Sembra di essere all’interno dell’ Etna , nella fucina di Efesto . I lavoratori, i container, le gru, le stive delle navi, tutto insomma, è ostaggio di un’ ordinata alacrità . Voglio conferme alle mie impressioni. I...

Lo spazzino di Santa Teresa e i rioni collinari

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A tutti i salernitani sarà capitato, in quest’inverno che sembra finalmente avercela fatta a recuperare i suoi rigori, di farsi una capatina sulla spiaggia di Santa Teresa . Di che parliamo, per i non salernitani? Col freddo linguaggio dell’occhio egualmente inesperto e incompetente (il mio), nient’altro che di una pedana di legno più o meno ingombrante , inchiavardata ( con bulloni conficcati alla comevieneviene ) su una sottostruttura di cemento ; con il verso sempre torrido di suggestioni della poesia invece, ci riferiamo al Sacro Graal per il cavaliere templare , a La Mecca per i musulmani , all’uva sultanina per la volpe . Insomma, per chi non fosse di Salerno , la spiaggia di Santa Teresa è come lo studio di Barbara D’Urso : o lo frequenti o non conti un cazzo. Ebbene, su questa lingua lignea consacrata agli allori dello struscio cittadino , ho incontrato la presenza : tra decine e decine di K-Way e Colmar sciorinati al sole , mi si è materializzato lui, lo Spazzin...