E sì perché noi, incuranti dell’accusa di fanatismo, troviamo normale separare la carta della busta da fattura dal suo occhiello di plastica; così come, con lo “stomaco” del tirocinante alla prima autopsia, non abbiamo remore ad affondare le dita nelle interiora delle alici confinate nell’organico per agguantare lo scontrino e gettarlo nel secchio dell’indifferenziato; alla stessa maniera, infine, del self control di cui diamo prova al cospetto del malefico tubo delle Pringles, certi che il coperchio e la base del tubo vanno nel contenitore di plastica, acciaio e alluminio mentre il cilindro, quello sì, è da gettare nel raccoglitore della carta.
Ebbene, noi sacri officianti della raccolta differenziata, prostrati al cospetto della sua magnificenza, non possiamo non notare una falla nel sistema, soprattutto con riguardo al conferimento dell’indifferenziato.
Vengo e mi spiego. La percentuale della raccolta differenziata a Salerno si aggira, stando agli ultimi dati di cui sono venuto in possesso, attorno al 61%. E qui la grancassa dell’amministrazione comunale, al ricordare questo lusinghiero risultato, suona a tutto spiano. Senza parlare della stampa compiacente che, un giorno sì e l’altro pure, incensa la virtuosa Hippocratica civitas in tema di monnezza.
Tutto bello, tutto degno di lode, se non fosse per una constatazione.
Piccola premessa a scanso di fraintendimenti: il ragionamento che sto per fare è di tipo meramente induttivo. Quindi, rispetto al “lo so. Ma non ne ho le prove” dell’inarrivabile Pasolini, io, nel mio piccolo, un indizio che faccia da architrave alla mia speculazione, ce l’ho. Ed è proprio questo relativo alla raccolta dell’indifferenziato del lunedì.
Cosa bisognerebbe far confluire nel sacchetto dell’indifferenziato? Semplice, tutti quei materiali che, per l’appunto, non possono essere differenziati. Nello specifico, come recita il calendario di conferimento del Comune di Salerno, “posate di plastica, stracci, lampadine a incandescenza, carta carbone, cocci di ceramica, porcellana, terracotta, spazzolini, calze di nylon, lamette usa e getta.” Bene. Finita la lettura dell’elenco, una persona di media intelligenza capisce subito una cosa: il sacchetto dell’indifferenziato avrà una capienza ben misera rispetto, mettiamo, a quello dell’organico o all’altro contenente plastica, acciaio e alluminio.
Invece, proprio nella giornata di lunedì, troviamo dei sacchetti pantagruelici che sfidano la forza di gravità dei ganci alle ringhiere.
Ma vi è di più. Provate a farvi un giro, le sere del lunedì salernitano, davanti ai sacchetti dell’indifferenziato e guardateci dentro. Nossignore, non vi sto chiedendo di fare come De Crescenzo e sodali vari quando, ne “Il mistero di Bellavista”, rovistano nei sacchetti della spazzatura dei condomini. È sufficiente, allo scopo, buttare un occhio distratto a ciò che contengono ‘sti sacchetti. Ebbene, esperienza insegna che nella maggior parte dei casi, ci troverete proprio quegli stessi materiali (plastica, carta, etc.) per i quali è previsto un conferimento in giorni ad hoc (mercoledì per la plastica, giovedì per la carta, etc.).
Come si spiega il busillis? Semplice, con il fatto che molti salernitani sono convinti che l’indifferenziato abbracci anche tutti quei rifiuti, in gran parte riciclabili, che negli altri giorni della settimana, vuoi per dimenticanza, vuoi per comodità, non si è provveduto a raccogliere. Con l’ovvia conseguenza, quindi, che i sacchetti dell’indifferenziato sono fuorilegge sia per quanto riguarda la quantità dei rifiuti che contengono sia per ciò che attiene alla qualità. Insomma, il lunedì sera, si conferisce troppo e male.
Senza contare il fatto che la probabilità del tuo sacchetto fuorilegge di venire raccolto, spesso, dipende anche dall’operatore ecologico che copre la tua zona: se è scrupoloso, magari lascia lì il sacchetto improprio, sperando in un tuo futuro ravvedimento ecologico; se invece la fretta, la superficialità o a volte, purtroppo, la conoscenza diretta della famiglia incivile, gli impone di passare oltre, prende il sacchetto “sbagliato” e va via.
Per concludere, il mio timore è che la battaglia di civiltà della raccolta differenziata, sia sfuggita un po’ troppo di mano all’amministrazione comunale, attenta più al dato statistico che alla veridicità dello stesso. E quando penso al culto della percentuale a prescindere dalla sua corrispondenza al vero, non posso non riandare con la mente agli sparuti marinai borbonici che avevano avuto l’ordine di spostarsi ininterrottamente da poppa a prua e da prua a poppa (c.d.“fare ammuina”), solo per dare l’impressione di essere in tanti.
Sappiamo com’è andata a finire.