C'era una volta un leone che voleva diventare re. Ora, per riuscirci, avrebbe dovuto imporsi, anche a costo di ucciderle, sulle altre bestie rivali dello schieramento avverso che abitavano la foresta; massimamente, poi, sul vecchio giaguaro che nonostante fosse stato più volte ferito dagli indigeni che volevano fosse fatta giustizia per le continue razzie nei loro villaggi, si era messo in testa di contendere il titolo al leone. Quest'ultimo, dal canto suo, sempre convinto che prima o poi, in un modo o nell'altro, si sarebbe riusciti, se non per il suo tramite, almeno per quello degli indigeni o delle altre fiere che ben potevano avere la meglio sul vecchio e piagato giaguaro, a "smacchiarlo", praticamente ignorò la bramosia di potere del rivale.
Ad un certo punto, dalla foresta vicina, sopraggiunse un branco di tigri che a furia di preoccuparsi del giaguaro, fecero saltare il tafano al naso all'imbelle leone; tanto che il felino in questione cercò di allearsi con i nuovi arrivati per fare finalmente fuori il nemico atavico. Le tigri, però, non nutrendo alcuna fiducia nelle sue intenzioni perchè aveva sempre finto di lottare contro il giaguaro ma non l'aveva mai seriamente affrontato, non ne vollero sapere di stringere un patto con il leone convinte, com'erano, di potercela fare da sole a far assurgere, una di loro, al rango di re della foresta.
Ad un certo punto, però, la tigre-capo detentrice dello ius vitae ac necis (il diritto di vita e morte) sulle altre, non si sa come nè perchè, decise di lanciare un segnale all'infingardo leone e propose di nominare, come spirito protettore della foresta al cui volere anche il re deve sottostare, l'aquila o il cervo; aquila e cervo che da sempre erano schierati più o meno indirettamente con il leone o, meglio, con l'idea di regalità che predetto felino rappresentava. Il nostro miserrimo leone, però, che cosa ebbe mai l'ardire di fare? Si recò dal giaguaro e concordò con lui che il prossimo spirito protettore della foresta avrebbe dovuto essere lo gnu.
Stando così le cose, molti animali che l'avrebbero aiutato per diventare finalmente re della foresta si smarcarono, fino ad indebolirlo, dallo schieramento del leone. Con la conseguenza che il vecchio e astuto giaguaro, insieme al suo seguito, si trovò a competere con un branco avverso spaccato al suo interno, incapace, così, di opporsi seriamente alla concreta possibilità che ancora una volta il re della foresta diventasse lui.
L'unica speranza, allora, che restò agli animali di liberarsi finalmente del giaguaro e delle sue odiosissime macchie, era quella di confidare negli indigeni.
Stretta è la foglia, larga è la via, dite la vostra che ho detto la mia.
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