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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Rino e la ballata di Renzo

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Immaginate di essere un cantautore . Di quelli del sud che, grazie a canzoni apparentemente disimpegnate, in realtà denunciano le malefatte e il nonsense dell’agire dei mammasantissima. Immaginate, vieppiù, di avere trentuno anni nel lontano 1981, quando ripetere «DC/DC/DC…Cazzaniga» ha assonanze troppo allusive per non urtare qualche suscettibilità. Ecco, dopo aver immaginato tutto ciò, calatevi nei panni del cantautore di cui sopra che si trova all’acme della popolarità. Prendete questo artista e mettetelo alla guida di una Volvo, sulla via Nomentana, all’incirca alle tre di notte, dopo una serata passata a fare bisboccia con gli amici. La velocità sostenuta, un malore (?), un camion sull’altra corsia, l’invasione della corsia opposta non si sa bene se da parte del camionista o dell’automobilista, l’ incidente . Immaginate sempre di essere il cantautore che viaggia sulla Volvo. Immaginate ancora di essere soccorso da un’autoambulanza che avrebbe il dovere di condurvi a...

L'editing e la grammatica

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Mi sono occupato di editing per una piccola casa editrice . Per chi non lo sapesse, l’editing consiste nella revisione contenutistico-formale di un testo prima della sua pubblicazione. Non vi nascondo che, dilettandomi anch’io di scrittura , fin dal primo momento mi sono imposto di svolgere questa attività in punta di piedi, in maniera, cioè, quanto meno invasiva possibile. So per certo, infatti, che non è mai piacevole, per uno scrittore, assistere alla «manomissione» del proprio libro da parte di uno sconosciuto. È come presenziare alla violazione del proprio microcosmo letterario. Consapevole di ciò, ho iniziato umilmente la mia attività. Non che non mi siano pervenuti manoscritti validi, beninteso. Molte storie avevano una trama avvincente, anche un taglio «cinematografico» apprezzabile. Laddove, invece, le braccia ben presto si sono stancate di cadere, è sulla grammatica . Credetemi, e lo dico davvero preoccupato, ci troviamo di fronte a un’emergenza nazionale: abbia...

Il paese dai frutti sull'albero

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C’era una volta un paese in cui, non appena un frutto s’adagiava sul ramo o un ortaggio s’inturgidiva al sole, non c’era esitazione che teneva: un esercito di barbari , al costo di qualche moneta al giorno, coglieva l’uno e incassettava l’altro. Poi venne l’orco con corona virulenta e, sortilegio mefistofelico, immobilizzò le braccia operose: “Ti vuoi spostar per campi? Prego, documento attestante lavoro regolare !” L’antro della tendopoli di San Ferdinando , allora, si richiuse sconfortata, in attesa che qualcuno trovasse l’ “apriti-sesamo” liberatore. E i cinquecento e passa ospiti della baraccopoli (soluzione temporanea per un bisogno permanente) rimasero lì, a piluccarsi il grappolo della quarantena : 8 persone per ogni straccio di plastica blu, per una decina di bagni complessivi. Frattanto i frutti, ormai rubizzi, se ne stavano in panciolle a ciondolar dal ramo; gli ortaggi, per non esser da meno, si stravaccavano, corpulenti e satolli, all’ombra del solco. Il con...

È colpa mia

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Certo, la colpa è mia, se la quarantena da Covid-19 dovrò scontarla in un basso di 40 mq, se convivono con me una mamma demente e una sorella tossica. Sicuramente è colpa mia, se l’umidità che stagna sulle pareti mi imputridisce il cuore, se i vaneggiamenti di mammà non zittiscono il collasso delle vene di Flavia che elemosinano dannazione. Senza dubbio è colpa mia, se quando scoprii che il diploma a pieni voti bastava a  legittimare l’acquisto di terreni da imbottire di munnezza, me ne spogliai inorridito; se quando Amìn ci lasciò la vita nel solco di pomodori a 11 ore al giorno , denunciai il bastardo e persi il lavoro. Ovviamente è colpa mia, quando avrei voluto iscrivermi all’università, ma papà aveva bisogno di braccia da sacrificare alle zolle ereditate; quando, quel giorno di maggio, il cuore di mio padre si fermò appena dopo l’ingente prestito ottenuto dal cravattaro. Colpa mia di sicuro, quando la giustizia del capitale purchessia ci spogliò della nostra c...

Il crespuscolo della vicinanza

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Quando ha deciso di migliorarsi, l’uomo si è avvicinato al suo simile. Nel momento in cui, invece, si è rannicchiato nel proprio egoismo, ha smesso di progredire nella sua crescita socio-politica. E ciò è tanto più vero quanto più flebile è la forza che quest’uomo isolato può opporre al sopruso del potente di turno. Subito dopo il Mille, per scardinare il sistema feudale che mortificava il suo anelito di rivalsa, l’uomo medievale ha dato vita all’ “ adunanza dei vicini ”: un’assemblea, cioè, in cui più persone si riunivano sul sagrato di una chiesa, attorno a un olmo, per contarsi e provare a fare massa critica. Così comportandosi, gli uomini di buona volontà hanno dato vita al primo istituto della democrazia comunale . La storia successiva, fino ai giorni nostri, è stata un continuo “mettersi insieme” per guadagnare maggiore peso contrattuale, tanto da assorbire questa socialità nelle fibre più profonde dell’anima. Ci si avvicina perché si è coscienti di non bastare a se s...