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Visualizzazione dei post da 2025

"10 e non più di 10" #42

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            Manco a dirlo, sold-out: non una, non due, ma tre date nella stessa città, a distanza ognuna di quindici giorni.      I fans, gli amatori, i curiosi e gli onnipresenti agli eventi che contano: tutti al concerto attraverso gli occhi del display più o meno alla moda, più o meno performante.     Tonino il fisarmonicista, poichè deve suonare in una sola canzone, si piazza all'estremità del palco "dove non tramonta mai il sole": troppo all'estremità per essere ripreso dai milioni di cellulari branditi senza requie.     Si accascia, Tonino, muore, perchè nella vita si muore.     Due ore e mezza dopo ci si accorge della sua dipartita; troppo ai margini per la diretta che testimonia l'evento.

"10 e non più di 10" #41

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     Impigliati nella manciata di giorni di mare:      occhi acerbi sgriddati per la fame;      ciocca argentea lucida e ostinata;      gli olocausti di ritorno;      resort in Albania...c'è qualcuno?;      climate change arroventato;      la rilettura "incarrata" di  Guerra e Pace;      il pianoforte che accorda l'animo;      il sold-out a spese proprie;      il tormentone che latita;      Temptation Island rito collettivo;      il turco Osimhen e "la pizza fa schifo".  

"Una Cosa sola", di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, Mondadori

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       Nicola Gratteri (che non ha certo bisogno di presentazioni) e Antonio Nicaso , storico delle organizzazioni criminali analizzano, in questo saggio, tutte le sfaccettature del fenomeno criminale. La mafia, la camorra, la 'ndrangheta, oggi vere e proprie imprese globali (dalla Cina alla regione artica), si muovono con scioltezza e pretesa di impunità in tutti i gangli del vivere civile, dark web compreso anche grazie alle volatili criptovalute (che assumono, politica monetaria di Trump docet , sempre più capacità infiltranti).       La criminalità organizzata in tutte le sue declinazioni specistiche e geografiche appare ogni volta un qualcosa di nuovo perchè puntualmente se ne dimentica la genesi. E il dramma è che, centosessant'anni dopo la sua nascita e nonostante gli indubbi progressi fatti sul campo, è ancora così.       Le mafie sono diventate una cosa sola con ogni forma di potere deviato.  L'uomo d'onore d'o...

10 e non più di 10 #40

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                 Servizio: Genocidio? Ma c'è stato il 7 ottobre!      Dritto: la Russia è l'invasore, gli artisti e gli sportivi russi devono essere banditi dal consesso civile, la Russia dev'essere sanzionata...Israele? Per sempre amici. Netanyahu? Gli stringeremmo la mano, se volesse onorarci della sua presenza.     Rovescio: Trump? Il Nobel per la pace. Negazionismo climatico? Fa ottimamente gli interessi del proprio Paese.     Volée: Sinner orgoglio nazionale. E apprezzamenti dal Governo, dalle opposizioni. Francesca Albanese...come no, il fratello è un comico stellare!

"L'uomo che guardava passare i treni", di Georges Simenon (trad. Paola Zallio Messori), Fabbri editori

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            "...perchè sapeva che se avesse ceduto su un unico punto, nulla lo avrebbe più fermato". E Kees Popinga , l'irreprensibile Kees Popinga, è stato facile profeta.     Dopo una giornata trascorsa affaccendato nel solito, scontato copione, decide di andare a vedere se tutto è a posto a bordo della Ocean III.        Con annichilente sorpresa, Kees viene a sapere che la cisterna che avrebbe dovuto consegnare la nafta (lui in persona, in qualità di procuratore presso la Julius de Coster en Zoon , l'aveva ordinata), non è arrivata. L'unica è mettersi in cerca del titolare della ditta per denunciare l'accaduto. Caso vuole, però, che Popinga  incontri il suo capo proprio dove, a rigor di logica, J ulius de Coster jr. non avrebbe dovuto essere: in un locale equivoco cioè, con la barba tagliata e intabarrato in un abito marrone di una taglia troppo grande, mentre lo invita a lasciarsi andare e a scolarsi con lui l'in...

10 e non più di 10 #39

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            Devo   morire, perchè a volte si può decidere di morire anche a sette anni.      Quando il cibo non viene distribuito e l'acqua è sequestrata sulle autobotti a 50 gradi all'ombra, il corpo si smaterializza, tassello dopo tassello. E allorquando realizzi che è la razza palestinese a dover essere espiantata dal lembo di terra che da sempre prega in arabo, o impazzisci o muori.       A sette anni, non so come si faccia a impazzire.      Tra un'ora o poco più morirò. Prima, però, devo andare all'ennesima distribuizione corredata dal tiro al palestinese.  È l'ultima immagine quella che foraggia la nostra immortalità .     Rinascerò terrorista. In Palestina.

"Un nome da torero" di Luis Sepulveda (trad. Ilide Carmignani), ed. Ugo Guanda

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            " Juan Belmonte ", ed è proprio quando non puoi evitare di presentarti a qualcuno, che ti senti immancabilmente chiedere: "Come il famoso torero?". A parte la tigna, però, del torero non hai praticamente nulla. E lo sai bene, Juan Belmonte.       Vivi ad Amburgo, esiliato dal tuo Cile , eppure ogni marco che guadagni (da buttafuori di un locale equivoco, da ex guerrigliero che cerca ancora di capirci qualcosa nel tritacarne dell'ipercapitalismo), lo invii a chi si prende cura di  Veronica , l'amore  desaparecido  riapparso miracolosamente da una discarica di San Bernando; i miracoli, però, a volte riescono solo a metà. Le torture patite sono state troppo, e troppo accanite, al punto da privare Veronica della parola e della voglia di vivere.     Qualcuno di influente, però, ti racconta una storia alla quale tu devi necessariamente prendere parte: è la vicenda di due amici che, ai tempi del nazismo...

"Vita e destino", di Vasilij Grossman (trad. Claudia Zanghetti), Adelphi editore

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            Questo monumentale romanzo di Grossman (ebreo russo ben presto deluso dal regime comunista), ambientato nell'Unione Sovietica durante la battaglia di Stalingrado (1942-43) contro la Germania nazista, è un'opera "dalla culla alla tomba": nelle sue mille e più pagine, infatti, le diverse esistenze dei personaggi affrontano tutte le tematiche che costellano l'esistenza umana: dal dramma bellico in cui l' Armata Rossa combatte la guerra non tanto contro un Paese nemico, quanto contro la barbarie del Terzo Reich (tra gli altri, i personaggi della casa 6/1); alle prese di posizione ostinate, come quella del professore Strum Viktor Pavlovic ,  fisico e membro dell'Accademia delle Scienze, che si oppone alla volontà del Partito di subordinare l'empiricità della scienza all'ideologia imperante.      Come non accennare poi all'Amore, scandagliato in tutte le sue infinite sfaccettature? C'è quello altro e "illegittimo" propri...

10 e non più di 10 #38

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             «Com'è 'sta storia? Io, da poco diventato italiano, ho votato al referendum; ovviamente sì al quesito sulla cittadinanza, per una solidarietà "di pelle" con quelli che ancora agognano di diventare italiani. E ho votato anche sì, sebbene sia un imprenditore, a tutti e quattro i quesiti sul lavoro. Perchè è giusto così». «E quindi?» «Mi sarei aspettato che almeno gli italiani da lavoro dipendente, si fossero recati in massa alle urne; e che poi, sulla casella della cittadinanza a 5 anni, avessero messo una bella ics». «Perchè è giusto così?» «Anche; ma pure per l'entusiasmante "proletari di tutto il mondo..."». «...del tempo che fu ». «Ecco ».

"Le rose di Atacama". di Luis Sepulveda (trad. Illide Carmignani"), Guanda editore

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            Tutto prende le mosse dalla visita del compianto scrittore al campo di concentramento di Bergen Belsen, in Germania. In un angolo del campo, dove si innalzavano gli infami forni crematori, c'è una scritta: "Io sono stato qui, e nessuno racconterà la mia storia".       Luis Sepulveda intuisce che l'unico modo per contendere all'oblio le tante storie del mondo, massimamente di quelle degli emarginati, degli sconfitti, è la parola. Da qui prende le mosse questo libro che racchiude ben trentaquattro racconti di "storie marginali", come opportunamente le definisce l'autore: quella delle rose di Atacama del titolo, le fragilissime rosa rosso sangue che fioriscono una volta all'anno, sebbene stiano sempre lì sotto la terra salata, e che a mezzogiorno saranno già state calcinate dal sole. C'è poi quel "tal Lucas" (la clandestinità non si può permettere il lusso di un cognome) a cui, quando gli si chiede:« Perchè vuoi salvare ...

"Episodi della vita del generale Giuseppe Avezzana", di Giuseppina Romano, Dea edizioni

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             Leggendo quest'opera, una congerie di riflessioni, e della più disparata natura, si incolonnano pronte a essere sviscerate: una relativa al rapporto che s'intuisce assai tenero tra l'invitto Generale e la sua nipotina, la scrittrice Giuseppina Romano che, appena diciassettenne, ha raccolto questi episodi dalla viva voce del nonno; l'altra, attinente all'integrità morale e allo spirito di sacrificio propri dell'Avezzana la cui figura solo un'epoca fertile e feconda di spiriti magni (suo coetanei e amici sono personaggi del calibro di Garibaldi, Mazzini , etc.), ha potuto relegare in secondo piano ("eroe in penombra"); ulteriori riflessioni meritano  la generosità e l'abnegazione per l'ideale (la Patria libera) di  Giuseppe Avezzana  e  di tanti altri protagonisti che, col senno di poi, commuove davvero in questi tempi grami in cui l'interesse personale la fa da padrona .     Come  non lasciarsi stup...

"Il mondo alla fine del mondo", di Luis Sepulveda (trad. I. Carmignani), Guanda editore

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          Il Nishin Maru , una nave officina giapponese comandata dal capitano Tanifuji , risulta ufficialmente demolita a Timor. Perchè allora, da un'agenzia giornalistica legata a Greenpeace , arriva un dispaccio che ne attesta la presenza in acque magellaniche? E soprattutto, cosa c'è dietro la denuncia del capitano Tanifuji riguardo alla perdita di ben diciotto uomini dell'equipaggio, oltre a un numero imprecisato di feriti, e a gravi danni riportati dall'imbarcazione? Il protagonista del romanzo, un giornalista cileno esule dal suo Paese, intuisce che dietro la vicenda del Nishin Maru c'è un retroterra che pur gli appartiene: l'atmosfera dei mari australi che fin da giovanetto, ammaliato dalle atmosfere del Moby Dick di Melville , ha avuto moto di vivere a bordo di una baleniera.       Caso vuole che anche adesso, pur lontano dagli approdi dell'adolescenza, si imbatte nelle balene; più precisamente, nella loro caccia indiscriminata...

"La storia di Luca-uno qualunque", di Francesco Cozzolino, Edizioni Eresie

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           Il protagonista  Luca , ma potrebbe chiamarsi anche Clara, Vincenzo, Andrea (il paradigma di un'esistenza al macero eppur desiderosa di riscatto), è un giovane con un'indole altruista e curiosa delle cose del mondo. Avrebbe voluto fare lo scienziato con lo stesso trasporto del bambino che, attratto dal puzzo del carburante e dal portafoglio sempre ben rigonfio di banconote, si vede già inguainato nella tuta da benzinaio.       Il padre, sopravissuto agli orrori della seconda guerra mondiale, assolve all'ingrato compito genitoriale in maniera silenziosa, prevalentemente con l'esempio: le parole le ha spese per maledire la cupidigia degli uomini e la crudeltà dell'esistenza.     La giovane mamma, troppo giovane e inesperta, si accontenta di attingere vita, assieme al figlio, dalle  esperienze del marito.     È altruista, Luca. Ha una sua coscienza sociale e uno spirito di osservazione, spesso p...

10 e non più di 10 #37

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          Una strega, di quelle accattivanti e sinuose, incontra un contadino nel bosco: «Farò di te quello che vorrai...» e già il villico si figura mille scenari di onnipotenza «...ma bada bene: contemporaneamente farò due volte la stessa cosa al tuo vicino».     "Ricchezze per me, ma il doppio per quel porco? Donne per me, ma il doppio per il lestofante? Salute e benessere per me, ma due volte tanto per il figlio di cane che è a un passo da me?"     Il contadino, allora, pianta gli occhi allucinati sulla strega:      «In verità, ho scelto quello che fa per me, il doppio di cui, per tuo espresso volere, verrà concesso al mio vicino. Avvicinati, Magnifica madonna...di più, ancora di più...bene, così: prendimi un occhio. Subito!»

"I cento talleri di Kant", di Pietro Emanuele, Adriano Salani editore

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           La filosofia, si sa, è un sapere che va scandagliato, approfondito per ogni autore e per ciascun argomento. Eppure, massimamente in questo tempo parcellizzato, si può partire da alcuni esempi (cinquanta ne sceglie Pietro Emanuele ) che, partendo dal paradosso di Zenone sulla tartaruga e Achille (che infiniti lutti addusse ai liceali), approda a un altro infinito, quello della Biblioteca di Babele  di  borgesiana memoria "la quale comprende tutti i libri che sono stati scritti sinora e quelli che potenzialmente sono in grado di essere scritti in qualsiasi tempo".      Il percorso del filosofo siciliano è ovviamente progressivo: nella prima parte, ci sono altri exempla  come l' Encomio di Elena di Gorgia da Lentini , il c.d. "dilemma del coccodrillo" corredato dall'immancabile patema d'animo del papà (me lo restituisce o no il mio figliolo?), il celeberrimo asino di Buridano e il Paracelso cinquecentesco, ...

10 e non più di 10 #36

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            La scarpetta le calzava a pennello (...). Era evidente che la scarpetta apparteneva a Cenerentola...     "... e che avrà avuto un numero di piede 45 o, per converso, 25, per essere attribuita senza tema di smentita a Cenerentola?"       Seguendo l'istinto, si chinò sulla principessa e le diede un bacio sulle labbra. (...) - Chi siete? Come avete fatto a trovarmi?     " Certo, dopo aver schiacciato un pisolino lungo un secolo, l'alito della principessa avrà odorato di roselline fresche!"     Basta: gli anni scontano un inacidito disincanto.     E allora i ciucci riprendono a volare, le fate a districarsi tra mille incantesimi, la zucca ad acconciarsi a carrozza "de luxe".  

"Il Congresso di Vienna 1814-1815" di Guglielmo Ferrero (ed. Corbaccio)

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             Il Congresso di Vienna viene visto, dall'insigne storico antifascista Guglielmo Ferrero , come la ricostruzione dell'ordine prestabilito dopo l'ubriacatura rivoluzionaria che ha sconquassato l'Europa.     Tre uomini più di tutti, ognuno a suo modo "bizarro ed enigmatico", hanno liberato la Storia dall' impasse  in cui era sprofondata: Alessandro I , zar di Russia,  Charles Maurice  Talleyrand  de Perigord, Luigi XVIII , re di Francia.     Lo zar Alessandro  ha preso l'iniziativa nel 1812.       Appena trentacinquenne, Alessandro I capisce che la sua vittoria in patria non avrà alcun valore e che anzi sarà il principio di una guerra senza fine, se non riuscirà a ricostruire il sistema europeo. Tutto giusto, ma ricostruirlo con chi? Innanzitutto con il protagonista dell'intera opera di Ferrero, quel Charles Maurice Talleyrand de Perigord, il grande "irregolare" che avev...

10 e non più di 10 #35

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            «Con la canzone "Arie", scritta da Autuori-Baldi-Brancaccio-Caccavale-Cernicchiara-De Leo-Della Corte-Di Stasi-Esposito-Farina-Lanzetti-Sacco-Vuolo, cantano gli Equanimi».      Incuriosito dalla selva di autori, mi procuro il testo della canzone: 30 parole e 12 di ritornello (ripetuto ben 5 volte).       30+12=42 parole.      Gli autori sono 13. Quindi 42 parole/13 autori=3,23 parole ad autore.     S e il nome di battaglia del gruppo (gli Equanimi) ha un senso, ogni autore ha contribuito proprio con 3,23 parole.       Magari un verbo e un paio di pronomi personali a testa.      E lo 0,23 periodico? Basandomi sul titolo "Arie", ne presagisco la flatulenza.

"Garibaldi", di Denis Mack Smith (Mondadori)

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          Quello che ermerge da questo libro, è il ritratto a tutto tondo di un essere "stra-ordinario".       Garibaldi marinaio innanzitutto, ma anche uomo dalle mille risorse e dai cento mestieri. Sempre a fianco (non di rado troppo ingenuamente) dell'ennesima parte di mondo implorante libertà e indipendenza, dal piccolo Rio Grande contro l'impero brasiliano, passando per l'Uruguay contro il generale argentino Rosas. E sì perchè per il nostro Peppino non c'è confine che tenga: qualsiasi lembo di terra che cerchi libertà, troverà, se lo vorrà, la sua spada pronta a difenderlo. E se anche la sua prediletta patria, alla quale ha immolato l'intera vita, dovesse sopprimere l'anelito di giustizia di un altro popolo, ebbene Garibaldi non avrebbe alcun dubbio: si schiererebbe addirittura contro il suo Paese, quasi senza battere ciglio .      Quest'opera ben documentata, ci mostra Garibaldi intimamente repubblicano che, pur di ...

"Io sono l'abisso", di Donato Carrisi, Tea edizioni

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          Le acque limacciose del lago sono una presenza costante e inquietante in questa storia.      C'è chi, come la " cacciatrice di mosche ", ci ha provato ad allontanarsene, ma il richiamo torbido delle acque lacustri non tollera distanze; c'è poi la leggenda che vuole confinati nei suoi abissi furgoni portavalori con tutto il carico di soldi e di agenti vittime di rapina; infine, c'è un braccio "singolare" che viene ripescato dal lago e una ragazzina, appena adolescente, che cerca nelle sue lusinghe (mortifere) requie da un presente annichilente. A questo proposito, " L'uomo che pulisce ", ostaggio di un passato squallido che lo segnerà (anche fisicamente) per tutta la vita, inaspettatamente decide che non può starsene a guardare. Lui che ha imparato a nuotare nella piscina fetida in cui la mamma l'ha spinto dopo avergli bucato i braccioli, porta in salvo la ragazzina.     Improvvisamente, l' uomo che pulisce" rinuncia a...

10 e non più di 10 #34

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          Un musicista di una banda musicale, anche della più scalcagnata.      Un sommesso clarinetto con le chiavi al sole      che marcia tra chierichetti annoiati e santi distratti.      Le gote a stantuffo che insufflano aria      per ingrossare note evocate dallo strumento.      Dita che chiudono, spingono e sollevano      con passi che si accordano alle pause      e pensieri a cavacecio sulle arie.      La stilla che infiamma il sopracciglio      e la mosca a mo' di moscerino in valzer.

"Sua Eccellenza perde un pezzo", di Andrea Vitali (Garzanti edizioni)

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          Soave   Inticchi , segretario del sindacato dei panettieri di Como, vuole organizzare una gita in battello in quel di Bellano . L'occasione è la celebrazione dell'anniversario della fondazione di Roma.     Manco a dirlo,  basta quest'evento, apparentemente insignificante, a innescare una serie di dinamiche dagli esiti spiazzanti.     Procediamo con ordine: Gualtiero Scaccola (e in seguito anche suo fratello Venerando), ribellandosi all'insegnamento paterno impartito a forza di calci nel culo, esce finalmente dalla sua panetteria e si getta "nel gomitolo di strade" del paese. E per la prima volta i suoi sensi vengono accesi dalla esternalità in fiore. A sublimazione di questa esperienza sconvolgente, s'imbatte alfine nella Garbati Venturina , e quindi nelle lusinghe dell'amore.     Il podestà Mongatti  capisce che la gita dei panettieri, se ben organizzata, può lavare l'onta di una Bellano tiepida, se n...

"Il Maestro e Margherita", di Michail Bulgakov (trad. Vera Dridso), Einaudi

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           In un caldo tramonto primaverile, agli stagni Patriarsie, il direttore del MASSOLIT Bernioz rampogna il giovane poeta Ivan Nikolaevic : il poema antireligioso che gli ha commissionato non lo soddisfa per niente. E sì perchè Nikolaevic avrebbe dovuto provare l'inesistenza di Gesù  piuttosto che limitarsi a dipingerlo a tinte molto fosche.     A rubare la scena ben presto ci pensa un forestiero. Si intromette nella discussione con delle osservazioni strampalate sull'ateismo, sulle parole scambiate a colazione addirittura con Kant (siamo nella Russia di Stalin !) e sul fatto che lui c'era quando Ponzio Pilato interrogava il Messia e poi lo abbandonava alla sua sorte.     Il direttore e il poeta concludono di trovarsi al cospetto di un pazzo, vieppiù quando Woland (questo è il nome dello sciroccato straniero), nel sottolineare che l'uomo non è in grado nemmeno di rispondere del proprio domani, aggiunge mellifluo, rivo...

10 e non più di 10 #33

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  Riviera d'Acheronte, suppurazione di piaghe recrudescenti. Litorale di sbobba ematica, culla infanticida di sogni d'accatto. Torri, casinò, Trump tower, vessilli paralitici al pneuma vitale. Il Leviatano di Bitcoin,  la Bestia sulfurea dal piede caprino,  semente dannata del frutto marcito. Riviera di Gaza, intelligenza tumorale.  

"L'ipotesi del male", di Donato Carrisi, TEA edizioni

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           Nel Limbo, la stanza 13 dell'obitorio di Stato, c'è il girone dei passi perduti dietro a un corpo improvvisamente scomparso.      Dopo l'inquietante vicenda de Il Suggeritore, l'agente Mila Vasquez si è rintanata proprio nel Limbo, alla ricerca di una via di fuga dai propri demoni; presenze oscure e inquietanti, queste ultime, sempre pronte a esigere il contributo di tagli e lacerazioni che possano certificare la natura altra di Mila ( Tu sei sua. Tu gli appartieni ...).      Eppure là fuori per il mondo, gli scomparsi sembrano essere ritornati; stavolta, però, per rimettere in qualche modo le cose al loro posto, secondo una logica del tutto singolare.     Come un annichilente gioco dell'oca, si riparte dal Signore della Buonanotte, il regista occulto di una serie di sparizioni che si sono verificate negli anni addietro. E i punti di contatto tra gli scomparsi (condizioni di vita difficili, il so...

10 e non più di 10 #32

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     Fin da troppo lontano, apre la macchina col telecomando.      Un automobilista, colto il doppio bagliore salvifico, attende.      Il proprietario dell'auto parcheggiata r allenta il passo. Si accuccia a legarsi le scarpe. Sale a bordo con la vivacità del bradipo.      Evidenti gesti d'insofferenza dall'autista in attesa del posto, improperi da quell'altro appena più dietro, clacson a tutto spiano dalla coda della colonna.      Il proprietario dell'auto parcheggiata si aggiusta lo specchietto retrovisore. Prende qualcosa dal portaoggetti. Si sporge dal finestrino e fa segno di no: «Aspetto mia moglie».      La macchina in snervante attesa gli rovina addosso. Applausi a prescindere.

"Il pittore di battaglie", di Arturo Pèrez-Reverte, Tropea edizioni (trad. R. Bovaia)

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            In una torre di guardia abbarbicata sulla scogliera del Mediterraneo, l'ex fotoreporter di guerra Falques decide di averne abbastanza. Nonostante i trent'anni di professione sempre in prima linea, tra messe a fuoco, velocità di otturazione e diaframma, la fotografia non è in grado di dire più niente.        Le "agghiaccianti simmetrie" degli scenari di guerra, da quelle dell'antichità fino a quelle dei giorni nostri, parlano un linguaggio che  l'obiettivo (necessariamente parziale) della macchina fotografica non riesce a cogliere nè a decifrare. Falques, allora, ricorre alla pittura: un affresco circolare lungo tutte le pareti della torre, in cui rappresentare il metodo e le nascoste nervature di ogni conflitto, di ciascun cataclisma.      Chi l'ha detto, infatti, che le battaglie sono governate dal caos?      Ritiratosi in una edificante solitudine, l'ex fotoreporter dipinge anche per...