A volte
basterebbe un nonnulla per trasformare una legittima aspirazione personale in
una battaglia (sindacale, politica, generazionale) collettiva.
Come
sappiamo, una delle tre ricercatrici che hanno isolato il coronavirus,
Francesca Colavita, per la “vocazione per la ricerca” e per la “lodevole
attività professionale”, è stata finalmente premiata: da vergognosa precaria a
meritevole “effettiva” allo Spallanzani di Roma.
Tutto giusto,
per carità. Immaginiamo però per un attimo, un attimo solo, che la ricercatrice
Colavita avesse reagito diversamente all’assunzione propostale; qualcosa del
tipo: “Sono lusingata, ma la mia coscienza m’impone, mio malgrado, di
rifiutare. La ricerca è stata portata avanti da tre dottoresse rigorosamente
precarie: o ci assumete tutte con contratto a tempo indeterminato oppure…”
Come dite?
Una cosa del genere si vede solo nei film o si legge esclusivamente in qualche
feuilleton d’infima categoria? Eppure io vi dico che vi sbagliate di grosso.
Nel 1978, un
allampanato Massimo Troisi fu avvicinato da alcuni funzionari della Rai. Gli
proposero di farlo debuttare in televisione, nello specifico all’interno del
programma che avrebbe costituito la fucina per eccellenza della comicità
italiana: “No Stop”. A una sola condizione, però: che fosse disposto, senza
colpo ferire, ad abbandonare i suoi amici d’infanzia nonché colleghi Enzo De
Caro e Lello Arena.
Un dirigente
Rai presente alla scena ha sempre dichiarato che la reazione di Massimo fu di
una naturalezza sconvolgente: “Cioè io solo senza i miei compagni? No, io vi
ringrazio, ma…nun se n’parla proprio. O tutt’e tre, o nisciuno.”
Morale della
favola, il trio “La Smorfia” è stata una delle novità più originali, belle e
seguite mai apparse in televisione.
Tornando
alla nostra vicenda d’attualità, c’è da rilevare anche un altro aspetto:
probabilmente, se la dottoressa Colavita si fosse comportata come il rimpianto
Massimino, in ogni caso ne sarebbe uscita vittoriosa: se fosse stata assunta
insieme alle altre colleghe, infatti, avrebbe lottato e vinto per sé e per le
altre, oltre a ricavarne una pubblicità (positiva) di enorme valore; se,
viceversa, i dirigenti dello Spallanzani fossero rimasti fermi nel loro aut
aut, al momento sarebbe ancora precaria ma il polverone (anche mediatico) che
si sarebbe alzato, avrebbe indotto qualche altro prestigioso istituto di
ricerca ad assumere lei e pure le altre tre colleghe.
A volte
occorrerebbe prendere le distanze dal proprio “particulare” per riportare una
vittoria che trasudi riscatto.
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